Architettura e Multisensorialità
Un progetto di inclusione per menomati sensoriali e un nuovo approccio di visita sinestetica nei siti architettonici esistenti.
1. L’essenziale è invisibile agli occhi
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, una dolce verità che Antoine de Saint-Exupéry[1] ha provato a spiegare con una metafora bellissima ma senza convincere nessuno: oggi, tutti succubi e allo stesso tempo creatori della società ci estraniamo dal reale addormentando i sensi residui, dimentichiamo la forte e insita relazione che li unisce tutti e che ci consentirebbe di appropriarci di ciò che solo vediamo.
“Il piccolo principe” ,letto in tenera età, come è solito fare contiene al suo interno una precisa morale: l’idea di non lasciarsi convincere solo dall’apparenza, dalla sagoma di un apparente cappello, stimola sempre a cercare oltre, spinge a trovare un serpente che ha ingoiato un elefante dappertutto, in tutte le cose.
2. L’essenziale è invisibile agli occhi
L’architettura, per esempio, è un’arte che coinvolge il maggior numero di sensi, stimola una sinestesia totale ma continua ad essere considerata come un’arte visiva.
Eppure, la vera architettura è per tutti, giusto? Anche chi non vede abita in un appartamento, in una villa, visita musei o monumenti storici, professa la sua religione in un luogo di culto, attraversa ponti o fa shopping nei centri commerciali, e in qualche modo utilizza quell’architettura, la percepisce, ne è consapevole, ma non vede.
L’obiettivo di questo studio è nato proprio da qui: stimolare un approccio sinestesico, simile a quello che sviluppano automaticamente i non vedenti, alla società dell’ immagine attraverso l’architettura. Questa multisensorialità è necessaria per fare esperienza del mondo della realtà, su questo non ci piove. Infatti, che senso avrebbe descrivere a voce un dipinto ad un vedente ma impedirgli di vederlo?
Questa dovrebbe essere applicata a tutte le arti, ovviamente seguendo le singolari caratteristiche ci sarebbero dei sensi con un importanza maggiore rispetto ad altri nel formare un esperienza. La sinestesia dei sensi diventa essenziale nella nostra società, ormai basata sul denominatore assoluto della vista. Il contatto sensoriale di un opera d’arte, come di qualunque altra cosa, è indispensabile per chiunque voglia fare un’esperienza autentica.
3. Obiettivi della Ricerca
Gli obiettivi sono due: ampliare le possibilità percettive di tutti gli individui normodotati che tendono ad addormentare i sensi e, allo stesso tempo, semplificare la percezione sensoriale della realtà architettonica ai non vedenti.
Il professor Levi[2] scrive riguardo all’architettura: “Una bella costruzione non è mai fatta soltanto per essere guardata, una costruzione deve comunque avere un significato, deve servire a qualcosa.
L’architettura anche quando raggiunge le più alte vette della valutazione estetica si esprime sempre, con una forte caratterizzazione sociologica, in termini politici, economici e sociali. E’ vero: è possibile rimanere incantati a guardare da lontano un’opera architettonica che arricchisce il paesaggio. Siamo colpiti da quell’immagine visiva, ma è come se si ammirasse il contenuto di una cartolina: qualcosa di lontano, di astratto. Se ci avviciniamo e mettiamo il piede dentro quello spazio, vediamo un’altra cosa. Avviciniamoci a quello spazio e condividiamolo con quella costruzione: siamo un tutt’uno con essa. La percezione che ne abbiamo è un insieme di sensazioni che si aggiungono e si intreccino con la visione, anche il rumore dei nostri passi acquista una sonorità caratteristica per effetto della risonanza o dell’eco, se ci avviciniamo ad un pilastro e se ci addentriamo nella vastità di una navata. E non dimentichiamo che il tatto non risiede soltanto sulla punta delle dita, ma su tutto il corpo. Sui piedi che calpestano il marmo dei lastroni o il soffice spessore di un tappeto.”
Certo, un cieco ha anche bisogno di una riproduzione che gli consenta di “vedere” la facciata, il campanile, la cupola e gli ornamenti. Ma anche il vedente cerca, spesso senza neppure accorgersene , quel rapporto totale con il luogo che resta nella sua memoria non come una “visione” ma come esperienza vera.
Maurice Merleau-Ponty[3], nel suo “l’occhio e lo spirito” scrive su questo tema: “D’altra parte è vero che la visione è sospesa ai movimenti, vediamo solamente quel che guardiamo.
Che cosa sarebbe la visione senza il movimento degli occhi? Però è anche vero che immerso nel visibile mediante il suo corpo, il vedente non si appropria di ciò che vede: l’accosta soltanto con lo sguardo, apre sul mondo. Il movimento invece è il proseguimento naturale e la maturazione di una visione. Quindi chi vede e si muove, tiene le cose in cerchio intorno a sé, le cose sono un suo annesso o un suo prolungamento, sono incrostate nella sua carne, fanno parte della sua piena definizione, e il mondo è fatto della medesima stoffa del corpo.”
Ancora Ponty scrive: “La visione non è la metamorfosi delle cose stesse nella loro visione, non è la doppia appartenenza delle cose al grande mondo e a un piccolo mondo privato. I nostri organi non sono affatto strumenti, semmai sono i nostri strumenti ad essere degli organi aggiunti. Lo spazio non è più quello di cui parla la Dioptrique, un reticolo di relazioni fra gli oggetti, come lo vedrebbe un testimone della mia visione, ma è lo spazio considerato a partire da me come punto o grado zero della spazialità. E non lo vedo secondo il suo involucro esteriore, lo vivo dall’interno, vi sono inglobato. Dopotutto, il mondo è intorno a me, non di fronte a me. Quindi questa piccola parola “vedere”, non è una certa modalità del pensiero, o presenza a sé: è il mezzo che mi è dato per essere assente da me stesso, per assistere dall’interno alla fissione dell’Essere, al termine della quale soltanto mi richiudo su di me”
4. Il prodotto della Ricerca
Questo studio intenso del mondo della percezione sensoriale ha scaturito la progettazione di alcuni strumenti di mediazione che potessero ampliare le capacità percettive di tutti.
È nato “Roma non basta una vis(i)ta” [4], un sistema di visite guidate rivolte a qualsiasi tipo di pubblico -in un ottica di Universal Design- che ha come fine proprio quello di proporre un’esperienza autentica di visita coinvolgendo tutti i sensi tramite strumenti specifici e progettati.
Tutto stimola la sinestesia, a partire dalla pubblicitá delle visite stesse: delle cartoline informative descrivono con dei semplici disegni in rilievo (una pianta, un prospetto e una sezione) il monumento oggetto della visita accompagnati da nome e epoca del sito in nero e in braille. Sotto si trovano ugualmente due QrCode che rimandano al sito internet del monumento, per prenotare la visita, e ad una descrizione vocale della cartolina stessa per facilitare la lettura tattile dei disegni a chi non vede.
Si tratta di un sistema molto aperto, espandibile, che all’occasione può diventare “Milano non basta una vis(i)ta” o “Londra non basta una vis(i)ta”, scegliendo siti più o meno conosciuti,poco importa, ma con un forte potenziale sensoriale da ritrovare e riscoprire.
La visita dell’edificio architettonico può far interagire tutti o qualche senso alla volta ma di certo non può mancare uno stimolo tattile, secondo senso più utilizzato dopo la vista, per questo ho la funzionalità degli strumenti è focalizzata su questo senso.
5. Produzione e prima applicazione del prototipo
Questo sistema è stato applicato all’attuale percorso di visita del sito di Villa Farnesina alla Lungara [5] a Roma:
sono stati prodotti 3 pannelli, su un progetto di 10, che riportano informazioni grafiche in rilievo. Disegni planimetrici d’insieme, che narrano i cambiamenti morfologici della cartografia dell epoca rispetto ad oggi; planimetrie dello stato di fatto, che descrivono la forma, gli spessori e le dimensioni dell edificio ; prospetti delle facciate, che riferiscono proporzioni ma anche decorazioni e stili e sezioni dell’edificio e dei suoi esterni per enfatizzare la continuità tra i due grazie alle aperture del portico d’ingresso.
Con il Laboratorio della Federazione Nazionale Pro-Ciechi[6] di Roma, è stato prodotto questo materiale in rilievo con la tecnica della termoformatura. Partendo da una matrice positiva del disegno da realizzare, ottenuta con una normale fresatrice, si è passati alla termoformatura del materiale plastico trasparente che, con l’aspirazione sottovuoto, ha preso la forma della matrice ed è diventata la parte “tattile” del pannello.
Questa villa cinquecentesca ha però una particolarità al suo interno, che la rende famosa nell’ambito romano, una caratteristica di enorme valore estetico e culturale che mi ha spinto ad affrontare una sfida sensoriale estrema.
Si tratta di una serie di affreschi che ricoprono l’intera stanza, detta “Sala delle prospettive”, che si trova al primo piano dell’edificio. Tutte le superfici sono decorate da affreschi prospettici, come “trompe-l’oeil”, che riproducono scorci di una Roma del passato (o forse inventata) alternandosi con i veri scorci romani che si intravedono dalle finestre esistenti. Un’estasi per gli occhi, una vera e propria scenografia con profondità, ombre e sfumature che in realtà non hanno materia e non si toccano.
Come si può spiegare ad un non vedente? Come possono opere del genere arrivare alla percezione sinestesica priva della vista?
Non si può! La risposta più facile e scontata.
Ma proprio questa risposta spinge a cercare il famoso serpente che ingoia un elefante, andando oltre allo sguardo ed immaginando di toccare la prospettiva.
Il risultato è stato un tris di plastici tridimensionali, composti da cartone e varie tipologie di carta, che riproducono in tre dimensioni i vari piani di profondità che compongono le prospettive.
Ogni piano è rappresentato da una o più sagome degli edifici rappresentati, molto stilizzate. Forme semplicissime che riferiscono in modo diretto l’altezza, la geometria e i rapporti della facciata.
Ognuna è foderata da carta più o meno ruvida al tatto, così da riprodurre una vibrazione sensoriale riconducibile al colore caldo del’ intonaco marrone, piuttosto che una tonalità fredda del marmo.
6. Le future evoluzioni del prototipo
Le potenzialità di questo materiale sono state approvate da un sostanzioso numero di testimoni non vedenti, e si è deciso quindi di portare avanti un vero e proprio prototipo di strumenti sensoriali da proporre agli enti di competenza con l’obiettivo di rendere usufruibile il progetto negli spazi pubblici cittadini.
Tutto ciò sarà possibile realizzarlo grazie all’uso di tecnologie avanzate per la ricerca di questo settore sia attraverso il CAD, il disegno digitale, strumenti per la modellazione 3D, sia con le tecnologie per la prototipazione fisica, quindi secondo processi che lavorano partendo dal modello, passando per una matrice fisica degli strumenti e in seguita ai macchinari per la termoformatura delle superfici tattili. Anche grazie all’ausilio di macchine stampanti con tecnologie Minolta[7] che utilizzano il calore per trasformare l’inchiostro in spessori in rilievo, si potranno realizzare versioni più veloci per testarle in maniera istantanea.
Il progetto completo, pubblicizzato come “RomaNonBastaUnaVis(i)ta”, comprende un sistema di strumenti di mediazione per la visita completa di un edificio architettonico a Roma ma concepito con caratteristiche chiare e definite, ripetibili ed espandibili, così da essere replicato o reinterpretato per qualunque altra architettura esistente.
Contemporaneamente sta iniziando un Crowd Founding su una piattaforma online per finanziare la produzione iniziale del prototipo che necessiterà l’uso di macchinari specifici, come la termoformatrice, e l’utilizzo di materiali tecnici per il miglior utilizzo degli strumenti stessi.
Al termine della produzione si attiverà una divulgazione del risultato sia sotto forma di strumentazione pratica da applicare a siti architettonici o artistici che necessitano di un supporto tecnico, sia sottoforma di un nuovo approccio esperienziale.
Attraverso una collaborazione con differenti figure professionali, quali psicologi, insegnanti, esperti in comunicazione, designer e tecnici del suono e con il supporto delle varie associazioni ed enti che curano la gestione dei siti in oggetto, si avvierà un calendario di eventi cittadini volti al coinvolgimento diretto dell’utenza al fine di sensibilizzala al nuovo modo di percepire attivamente la realtà.
L’applicazione nel mondo dell’arte si attuerà con conferenze dimostrative, mostre temporanee, applicazioni momentanee ad esposizioni o collezioni permanenti all’interno di musei e gallerie d’arte con funzione di test conoscitivo.
Per i siti architettonici, altri test applicativi potranno essere istallati nei luoghi stessi: inizialmente come attrattiva di visita, proponendo una “visita diversa” e successivamente, istallandoli definitivamente, saranno integrati nel complesso architettonico e trasformeranno una “visita esperienziale” di un luogo prima poco conosciuto, in una esperienza architettonica sempre più integrata alle consuetudini di visita del futuro essere umano.
Con la diffusione di questo prototipo, il visitatore o il curioso del futuro 2 030, avrà più padronanza dei suoi cinque sensi e saprà appropriarsi dello spazio che lo circonda attraverso la loro compenetrazione naturale e la selezione cosciente delle differenti forme di informazioni sensoriali che il nostro corpo può ricevere e farne proprie.
[1] The Little Prince, è un racconto di Antoine de Saint-Exupéry, il più conosciuto della sua produzione letteraria. Fu pubblicato il 6 aprile 1943 a New York da Reynal & Hitchcock nella traduzione inglese e qualche giorno dopo sempre da Reynal & Hitchcock nell’originale francese. Solo nel 1945, dopo la scomparsa dell’autore, fu pubblicato in Francia a Parigi da Gallimard.
[2] Fabio Levi, professore dell’Università di Torino.
Settore scientifico di Storia contemporanea.
[3] Maurice Merleau-Ponty, (Rochefort-sur-Mer, 14 marzo 1908 – Parigi, 3 maggio 1961) è stato un filosofo francese, esponente di primo piano della fenomenologia francese del Novecento.
[4] RomaNonBastaUnaVis(i)ta, brand di visite guidate nato nel 2017 da un’idea di Giuliarosa Granata con l’obiettivo di proporre un innovative approccio di visita guidata nei siti architettonici di Roma. https://www.facebook.com/Romanonbastaunavista-526862551013905/?ref=bookmarks
[5] The Villa Farnesina (o Villa della Farnesina) è un edificio storico di Roma, oggi sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Si trova su via della Lungara, nel rione Trastevere, nel Municipio I ed è uno degli edifici rappresentativi dell’architettura rinascimentale del primo Cinquecento. Progettata da Baldassarre Peruzzifu il prototipo della villa suburbana romana e la sua realizzazione ebbe notevole risonanza, anche perché a partire dal 1511, completate le murature, la residenza fu affrescata secondo un programma iconografico di straordinaria ampiezza affidato ai più grandi artisti del periodo: lo stesso Peruzzi, Sebastiano del Piombo, Raffaello Sanzio e la sua scuola (compreso Giulio Romano) e Il Sodoma.
[6] La Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi è stata fondata a Firenze il 24 febbraio 1921, associa enti ed istituti italiani che operano a favore delle persone con disabilità visiva. Essa svolge attività di coordinamento di tutte le istituzioni federate, ma anche attività proprie al fine di promuovere l’integrazione delle persone con disabilità visiva, in particolare nel settore scolastico. A tal fine la Federazione offre consulenza tiflodidattica gratuita, organizza corsi di formazione per genitori e docenti, istituisce luoghi di incontro e confronto tra famiglie e operatori scolastici e distribuisce materiale tiflodidattico.
[7] Carta a microcapsule e fornetto (Minolta)
É una tecnica molto semplice e ingegnosa, adatta per produrre rapidamente disegni a rilievo partendo anche da una comune fotocopia.
Il procedimento si basa sull’uso di una speciale carta a “microcapsule”. Queste ultime sono cellule termosensibili depositate sul foglio di carta e che si gonfiano ed “esplodono” con il calore.
Basta fotocopiare il disegno che si vuole riprodurre (un disegno adatto per l’esplorazione tattile, in bianco e nero o a colori) sul foglio di carta speciale (disponibile in formato A4 e A3). È importante in questa fase non usare stampanti laser o fotocopiatrici che producano un calore eccessivo, per evitare una prima e indiscriminata espansione delle cellule. Successivamente basta far scorrere il foglio stampato all’interno di uno speciale fornetto a raggi infrarossi. Il calore prodotto dal fornetto causa il rigonfiamento delle microcapsule. Ad espandersi sono esclusivamente le cellule su cui risulta depositato l’inchiostro nero mentre le parti bianche o colorate rimangono lisce.
La tecnica è comunemente chiamata anche tecnica “Minolta”, poiché questa ditta è stata la prima a commercializzare la carta speciale ed il fornetto a raggi infrarossi. Attualmente Minolta non produce più i fornetti, prodotti invece da alcuni anni dall’azienda Zychem.
Referenze
Fabio Levi (2015). L’accessibilità alla cultura per I disabili visivi. Storia e orientamenti, Zamorani Publisher.
Maurice Merleau-Ponty. (1989). The eye and the spirit. SE Publisher.
Antoine de Sainte-Exupérie. (1943). Le petit Prince. Gallimar Publisher
John M. Kennedy (1997). Come disegnano I ciechi. Le Scienze n. 343 (pp. 54-57).
Federico Vercellone (2017). Il futuro dell’immagine. Il Mulino Publisher
Giuliarosa Granata
Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’architettura
Università La Sapienza di Roma, Italia.