Il disegno per i ciechi
Negli ultimi vent’anni sono state portate avanti scoperte interessanti che hanno modificato le teorie sulla percezione sensoriale. In particolare si è capito che vedenti e non vedenti hanno in comune una sorta di stenografia figurativa, cioè adottano in molti casi gli stessi stratagemmi per raffigurare l’ambiente circostante: per esempio gli uni e gli altri usano linee per rappresentare i bordi delle superfici, impiegano forme di scorcio e linee allungate o irregolari per rendere il movimento e infine utilizzano figure simboliche.
Questo lascia pochi dubbi sulla capacità che i ciechi hanno di riconoscere le sagome di oggetti familiari. Potrebbe sembrare strano che anche chi non ha mai avuto la vista abbia un’idea intuitiva dell’aspetto delle facce e di altri oggetti. Ma ad una riflessione ulteriore, questa scoperta risulta perfettamente sensata. Nei disegni più semplici, le linee mostrano l’una o l’altra di due caratteristiche: la sovrapposizione di due superfici (quello che si chiama uno spigolo occludente) o l’incontro ad angolo di due superfici. Né l’una né l’altra delle due caratteristiche ha bisogno di essere vista per essere percepita: è sufficiente il tatto. Nel 1993 Yatulca Shimizu, Shimizu Saida e Hiroshi Shimura, dello Tsukuba College of Technology in Giappone, scoprirono che il 60% dei ciechi precoci da loro studiati era in grado di riconoscere il profilo di oggetti comuni come un pesce o una bottiglia. Le percentuali di riconoscimento erano un po’ maggiori per i soggetti vedenti bendati, più abituati in generale si disegni -i cosiddetti ciechi tardivi- spesso interpretano i profili in rilievo più facilmente dei ciechi precoci ma anche dei vedenti.
Il disegno
La vera differenza sta nella modalità di rappresentare gli oggetti presenti nella realtà: i ciechi rappresentano gli oggetti, come una casa, da un unico punto di vista. Usano lo scorcio per suggerire una prospettiva, per esempio, se due case sono affiancate, sono rappresentate delle stesse dimensioni, quando invece sono distanti allora una delle due forme è più piccola per indicare che è più distante dal soggetto. Questo disegno mette in luce un principio fondamentale della prospettiva – vale a dire che un oggetto, quando è più lontano, sottende un angolo più piccolo. (Si pensi ad una palizzata vista sotto un certo angolo e a come i suoi elementi sembrino più corti procedendo verso l’ orizzonte). Infatti, alcuni aspetti della prospettiva, nonostante strettamente legata al funzionamento dell’occhio, possono essere facilmente compresi dai ciechi. Così come vediamo gli oggetti da un particolare punto di vista, allo stesso modo cerchiamo di prenderli con le mani partendo da un particolare punto nello spazio.
“Se due case sono affiancate, sono rappresentate delle stesse dimensioni, quando invece sono distanti allora una delle due forme è più piccola per indicare che è più distante dal soggetto.”
La percezione
Comunemente pensiamo alla vista come al sistema percettivo attraverso il quale forme e superfici parlano alla mente. Ma, come dimostrano le prove empiriche appena esposte, le stesse informazioni possono passare in buona parte attraverso il tatto. In qualche modo, questa scoperta non è sorprendente.
Quando vediamo qualcosa, sappiamo più o meno come ci sembrerà al tatto e viceversa. Eppure, il tatto e la vista sono due sensi molto diversi: uno riceve dei dati sotto forma di pressione, mentre l’altro risponde a variazioni della luce. Come è possibile allora, che possano interpretare allo stesso modo qualcosa di così semplice come una linea? Dobbiamo prendere in considerazione il tipo di informazione che queste linee trasmettono ai nostri sensi.
Tutte le linee, per quanto sottili, hanno due lati o contorni, ovvero un bordo interno e uno esterni. Perciò le linee spesse sono percepite in modo molto diverso da quelle sottili.
Consideriamo una linea spessa che traccia un profilo. Se è abbastanza spessa, sembra mostrare due profili, uno per lato, che guardano nella stessa direzione. Quando la linea è sottile e i suoi due bordi sono vicini, invece, un osservatore percepisce una sola faccia. Con il tatto, l’effetto risulta essere analogo. Quando i bordi di un profilo in rilievo distano solo un millimetro vengono percepiti come un unico spessore, e si percepisce una sola faccia. Quando distano 8 mm né vengono percepite due. Quindi, il nostro sistema visivo, come quello tattile, non legge due contorni di una linea allo stesso modo di un singolo contorno.
Questo implica che la regione celebrale che presiede all’interpretazione dei contorni presentati da stimoli sensoriali provenienti dall’ambiente sia un sistema generale di percezione delle superfici.
John M. Kennedy
“Le Scienze” – n 343
26 dicembre 2018