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Lo spazio del non vedente

L’elaborazione delle informazioni delle informazioni relative alla localizzazione spaziale dei non vedenti, particolarità propria del sistema tattilo cinestesico, utilizza modalità differenti dei vedenti poiché i sistemi di riferimento usati non sono gli stessi.

Lo spazio aptico si costituisce come uno spazio indipendente da una specifica codifica visiva. Un aspetto fondamentale è la sua capacità di trarre vantaggio dalla modalità della mano che lo distinguono dalla percezione visiva.

La nostra attività cerebrale, infatti, si nutre di informazioni multiple tra le quali la vista allo stesso modo del tatto, dell’odorato e del gusto. 

-Leo Praesen

 

Questo non deve essere considerato come un vantaggio di una modalità sull’altra, ogni modalità infatti ha i suoi punti di forza e le sue mancanze. Recenti ricerche hanno evidenziato come i ciechi usano mappe tattili in compiti di orientamento in grandi spazi e lo spazio viene mentalmente rappresentato in base non solo ad informazioni percettive, ma anche in riferimento ad informazioni cognitive, cioè a dati già acquisiti ed accumulati in memoria.

L’orientamento nello spazio

I ciechi usano maggiormente un tipo di orientamento percettivo legato ad una progressiva ricerca di informazioni, utili all’individuazione degli ostacoli e alla conoscenza dell’ambiente. Ai fini della destinazione degli ostacoli, è opportuno sottolineare il ruolo svolto dal senso anamestesico, cioè l’impressione dell’aria sulle parti scoperte del corpo. il cieco, infatti, è in grado di riconoscere uno spazio libero o occupato e l’ostacolo per essere sentito deve trovarsi all’altezza del viso.

Organo privilegiato per la percezione del non vedente è la mano, essa per la sua estrema mobilità, può favorire l’esplorazione degli oggetti e facilitare la conoscenza del concetto di tridimensionalità. La percezione tattile cinestesica, quindi, facilità l’acquisizione del concetto di spazialità e di lunghezza, mentre la vista permette una prima percezione globale e di insieme e soltanto successivamente analizza i particolari. L’udito ha una notevole importanza per l’orientamento, esso infatti, permette al cieco di cogliere particolarità degli oggetti non raggiungibili apticamente.

Queste informazioni concorrono all’elaborazione delle rappresentazioni mentali dell’ambiente e dell’individuo in questo spazio. Occorre pertanto attuare un processo di riequilibrazione delle diverse informazioni sensoriali basato sulla valorizzazione del potenziale esistente e sulla compensazione di ciò che è definitivamente perduto, tenendo conto delle variabili personali di un individuo.

Un campione di non vedenti è stato sottoposto ad un preciso compito, quello di descrivere con esattezza le principali strategie messe in atto, nel momento in cui si conosce un ambiente. Una parte del campione ha utilizzato una ricerca di punti di riferimento per collocarsi nello spazio. Per ricercare questi punti il campione di è avvalso di concetti tipologici, prerequisiti fondamentali anche per la conoscenza del metodo di lettura e scrittura Braille, che facilita lo sviluppo di una capacità di ragionamento spaziale dal momento che i sei punti del Braille hanno una esatta collocazione nello spazio.

Le strategie utilizzate per la rappresentazione mentale dello spazio sono:

  1. Punti di riferimento, mediante l’eco della voce
  2. Individuare possibili ostacoli
  3. Chiedere ad un accompagnatore una descrizione dell ambiente
  4. Riferimenti negli odori, rumori e vibrazioni
  5. Battere i piedi
  6. Battere le mani
  7. Pressione dell’aria
  8. Esplorazione dell’ambiente a passi e bracciate

Si evidenzia quindi che il campione utilizzi il proprio corpo come strumento di misura, le braccia e le gambe per prendere le dimensioni di una stanza rappresentano la strategia più ricorrente al fine di costruire una mappa mentale con immagini tattili.

Conclusioni

La differenza fondamentale tra visione e tatto, consiste nel fatto che l’organizzazione spaziale è acquisita con maggiore difficoltà dal tatto, poiché per esso vengono a mancare gli schemi di riferimento appropriati, mentre ci si deve basare su proprietà più difficili da codificare quando l’input si organizza spazialmente, attraverso riferimenti interni organizzati o l’uso di ulteriori fonti di informazioni esterne, quali quelle olfattive.

Giovanni Virga
“Considerazioni sperimentali sulla rappresentazione mentale dello spazio nei non vedenti”

26 dicembre 2018

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